Ricerca la felicità

 

Filosofi e studiosi di ogni tempo si sono impegnati ad approfondire gli elementi che portano le persone ad essere soddisfatte della loro vita e, quindi, di sentirsi felici. Ogni ricercatore ha definito lo stato di felicità, per un essere umano, in base alle convenzioni del suo tempo e alle caratteristiche della comunità in cui è vissuto, analizzando concetti come: piacere, benessere, armonia spirituale, speranza, fortuna ecc.. L’argomento della felicità è di grande interesse anche oggi, in una società caratterizzata dai consumi e dal profitto, dall’individualismo e dall’indipendenza, in cui le relazioni affettive fluide creano situazioni d’instabilità e conflittualità, che spesso sconfinano in gravi fatti di cronaca.

In tale contesto sociale, viene spontanea la domanda: è ancora possibile essere felici? Se pensiamo al futuro, ci accorgiamo che il tempo scorre a una velocità incontrollabile verso situazioni che non conosciamo. Inoltre, il nostro tempo è caratterizzato dall’annullamento sempre maggiore delle distanze e dall’aumento della velocità dei dati che possiamo disporre. Tutto è alla nostra portata con qualche click, perciò non siamo più abituati ad aspettare, a perdere tempo, a investire tempo e fatica per qualcosa o per qualcuno. Eppure, come afferma il filosofo tedesco, Gotthold Ephraim Lessing, l’attesa ci può fornire le sensazioni più esaltanti: “L’attesa del piacere è essa stessa il piacere”.




L’esperienza leopardiana e la teoria del piacere (Zibaldone), sostiene che l’uomo, nella sua vita, tende a rincorrere un piacere sempre maggiore per soddisfare molteplici e illimitati desideri, ma l’indisponibilità dei mezzi necessari impedisce il loro raggiungimento, creando infelicità. Secondo questo punto di vista, solo con l’immaginazione è possibile provare infiniti piaceri. Tuttavia, anche il Leopardi nel “Sabato del villaggio” prende atto che il piacere reale si avverte nell’attesa di un evento, di un giorno di festa, poiché quando questo è passato, tutto torna alle normali consuetudini.  È come quando si acquista un’auto nuova: il periodo di maggior   soddisfazione è quello della ricerca del modello desiderato e del suo acquisto; la successiva utilizzazione dell’auto diventa un’abitudine, priva di particolari emozioni. Proprio il consumismo in cui siamo immersi, fa capire come l’uomo, sia continuamente alla ricerca di un piacere immediato: quello che ci piace oggi, tra pochi giorni non ci darà più alcuna soddisfazione. Ma se avessimo le risorse per acquistare tutto ciò che desideriamo, potremmo essere felici? Molti studiosi affermano che il benessere economico è poco correlato alla felicità, anzi questa può diminuire all’aumentare dei redditi percepiti, tendendo infine a scomparire. Oltre al reddito, esistono altri fattori che influenzano il benessere soggettivo, come ad esempio l’età, lo stato di salute, le relazioni affettive, i rapporti interpersonali ecc.. Infatti, nei Paesi ritenuti i più felici al mondo, sulla base del benessere economico (secondo il World Happiness Report dell’ONU, 2018), quali Finlandia, Norvegia, Danimarca e Svezia, il numero di persone che, insoddisfatte, si tolgono la vita è molto elevato. In Svezia, in particolare, i Governi hanno rivoluzionato l’antica struttura della famiglia tradizionale, svuotando il valore delle relazioni e favorendo l’affermazione di una società di individui autosufficienti, perfino nei sentimenti. In tale ambito, si ritiene che ogni relazione umana autentica debba basarsi sull’indipendenza. L’indipendenza, tuttavia, limita i contatti e le interazioni: così metà della popolazione vive sola e sempre più donne diventano madri single, con l’inseminazione artificiale. Perché allora una vita sicura e protetta può rivelarsi affettivamente tanto vuota? Una possibile risposta viene data dal noto sociologo polacco, Zygmunt Bauman, che dimostra come una vita priva di problemi non sia sempre una vita felice. Egli afferma: “Non è vero che la felicità significhi una vita senza problemi. La vita felice viene dal superamento dei problemi, dal risolvere le difficoltà. Si raggiunge la felicità quando ci si rende conto di riuscire a controllare le sfide poste dal destino”. Pertanto, secondo Bauman, la felicità può intendersi come la sfida continua dell’umanità presente, alla ricerca di una migliore condizione futura. Tanto più siamo in grado di combattere, lottare, fare scelte significative, tanto più si accorcerà la distanza che ci separa dalla felicità. Una lotta che, tuttavia, non va affrontata in modo solitario, ma in stretta relazione con gli altri componenti della società in cui viviamo.

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